mercoledì 25 febbraio 2009

 

L'abbazia di Novalesa o abbazia della Novalesa è un'antica abbazia fondata nell'VIII secolo e situata nel comune di Novalesa, in provincia di Torino


Fondazione

La storia dell'abbazia di Novalesa ha inizio il 30 gennaio 726, per mezzo dell'atto di fondazione dovuto all'allora signore di Susa, Abbone, fedele esecutore delle volontà dei franchi.

In questo periodo i monasteri ebbero una precisa valenza strategica, i Franchi in particolare, non solo li considerarono loro sfera di influenza, ma li utilizzarono come basi di partenza per le loro incursioni contro le popolazioni nemiche.

Nella storia delle contese contro i Longobardi e nell'economia della guerra, il valico del Moncenisio e le strade che vi portano crebbero sempre più d'importanza e si rese necessario tutelarne il transito. Fu così che grazie anche al nuovo spirito religioso che fermentò in tutta la val di Susa (molti eremiti frequentano la valle) Abbone decise di fondare un monastero, dedicato ai santi Pietro e Andrea, che accogliesse coloro che volevano vivere seguendo la regola di San Benedetto. La fondazione risale all'anno 726.


Storia

Il primo abate del monastero fu nominato dallo stesso fondatore, ma in breve l'abbazia riuscì ad ottenere numerosi privilegi (grazie a Pipino il Breve e a Carlo Magno) tra cui anche quello della libera elezione dell'abate e il pieno possesso dei beni di fronte ad ogni autorità laica ed ecclesiastica.


Nell'817 Ludovico il Pio vi impone l'osservanza della Regola di san Benedetto.


Nel corso del secolo IX l'abbazia visse i suoi anni più intensi giungendo al culmine con l'abate Eldrado che resse l'abbazia tra l'820 e l'845.


Fu distrutta dai Saraceni nel 906, e i monaci si rifugiarono a Torino, dove passarono nella Lomellina e vi costruirono il monastero di Breme. Tra i martiri della distruzione, i santi Giusto e Fabiano.


Fu ricostruita intorno all'XI secolo. I villaggi della Valcenischia, Ferrera, Venaus e Novalesa con il suo monastero, costituiscono una specie di minuscola diocesi autonoma che durerà per diversi secoli. Nel 1646 agli antichi Benedettini succedono i Cistercensi riformati di San Bernardo che vi rimangono fino al 1798, quando furono espulsi dal Governo provvisorio piemontese.


Nel 1802 Napoleone affidò all'abate Antonio Gabet e ad altri monaci Trappisti di Tamié (Savoia) la gestione dell'ospizio sul valico del Moncenisio, per assistere le truppe francesi in transito. Dopo la caduta di Napoleone, i monaci scendono e prendendo dimora nell'antico monastero. Nel 1821 si uniscono alla Congregazione Cassinese d'Italia.


In seguito alla legge di soppressione del 29 maggio 1855 da parte del Governo piemontese, i monaci sono costretti ad abbandonare l'abbazia. Gli edifici, messi all'asta, sono trasformati in albergo per cure termali, la biblioteca concessa al seminario, i manoscritti trasferiti nell'archivio di stato di Torino.


Nel 1972 il complesso monastico è acquistato dalla Provincia di Torino, che la affida ai monaci Benedettini provenienti da Venezia. La vita comincia così a rifiorire.

 
 
 
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